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Titolo: Jealousy, turning saints into the sea, swimming through sick lullabies
Autrice: [livejournal.com profile] sanzina89
Beta: [livejournal.com profile] perlinha ♥♥♥
Fandom: RPF Sport | Manchester City F.C.
Personaggi: Adam Johnson, David Silva
Rating: PG-13, slash
Parole: 1867 (rivoglio la mia sintesi!)
Note:
• Titolo preso dalla canzone Mr. Brightside dei Killers grazie al suggerimento di [livejournal.com profile] perlinha
• Tutto questo non esisterebbe grazie al supporto e alla pazienza enorme di [livejournal.com profile] perlinha con me. Quanto le ho rotto, lo sa solo lei. XD <333
• Per questa storia mi sono ispirata a varie foto. Una non la ritrovo più ma viene descritta nella prima scena, le altre sono qui.
This has no relation to the lives of the real football players. No disrespect is intended.




Jealousy
turning saints into the sea, swimming through sick lullabies

Stavano aspettando il treno per Londra per andare a giocare la semifinale di FA Cup contro il Manchester United a Wembley. David parlava in spagnolo con Zabaleta, quindi non stava capendo un tubo di quello che dicevano. Probabilmente, Adam pensò, sarà una semplice chiacchierata sul tempo o sulla partita. Lui, invece, era intento con il suo cellulare a scrivere qualcosa, qualsiasi cosa, da mandare a David. Da quando aveva visto le foto di lui e la sua ragazza, tutto era andato praticamente a puttane tra loro. Forse vedere quelle foto doveva averlo colpito, eppure Adam non gliel'aveva mai nascosto. E poi, lei era la sua fidanzata molto più per scena che per altro, ed aveva pensato che David avesse compreso da solo questo “piccolo” particolare senza doverglielo per forza dire. Come poteva non aver notato che aveva occhi solo per lui? Non capiva, avrebbe voluto tanto. L'unica cosa che sapeva è che ora si ritrovava su quella banchina, con il cappuccio della tuta tirato su, a cercare di fare qualcosa, perché David non gli rivolgeva più neppure la parola e lo stava facendo impazzire.

Alla fine, l'unico messaggio che gli aveva mandato era un Ti voglio. In verità era un sms incompleto inviato per sbaglio, ma non aveva fatto nulla per rimediarvi. Dopotutto, quello che c'era scritto non era una cosa errata.

La risposta di David lo fece sprofondare: E io ti voglio prendere a pugni.

Quando passò davanti al suo posto sul treno mentre cercava il suo, guardò negli occhi David e capì che non c'era la minima traccia di scherzo in quel messaggio.



Quando era arrivato il momento di assegnare le camere in albergo, ovviamente loro due erano stati accoppiati. David ormai capiva e parlava l'inglese, più o meno avevano la stessa età e tutti si erano accorti che avevano legato molto. Peccato che non fossero pure a conoscenza degli ultimi avvenimenti.

Ma la fortuna non era finita qui. Come spesso succede nelle camere doppie, a loro era capitato un letto matrimoniale invece dei due singoli richiesti, e non avevano tempo per aspettare che la sistemassero. Una volta Adam avrebbe fatto i salti di gioia, in quel momento avrebbe solo voluto spaccare tutto.



Entrati in camera, David prese un lato del letto, senza chiedere nulla, come invece avrebbe fatto di solito. Ma l’abitudine era dura a morire e lo cercò con lo sguardo per chiedergli silenziosamente se gli andasse bene. Adam annuì.

Forse non tutto era perso.



Non tutto era perso, però David non doveva essere uno che perdonava facilmente. Altrimenti non si spiegava perché fosse uscito dal bagno con solo un asciugamano bianco alla vita, strofinandosi i capelli con un altro che poi aveva appoggiato su una sedia vicina a lui. Era tutto bagnato, parecchi muscoli in vista. Camminava lentamente, a quanto pare alla ricerca di qualcosa. Si era messo una mano nei capelli, come si fa quando non si trova quello che si cerca, e aveva dato uno sguardo a tutta la camera. Ovviamente gli occhi di David avevano incontrato pure i suoi. Adam non osava pensare in quale condizioni potesse essere. Di sicuro sapeva che si era dovuto sedere, che aveva dovuto accavallare le gambe per nascondere l'evidenza e che aveva la bocca a dir poco spalancata. Okay, si trovava in uno stato pietoso. La situazione non era migliorata quando David si era piegato a prendere qualcosa nella valigia dandogli le spalle. L'asciugamano stava per cadere. Oddio. Adam era sicuro che non sarebbe sopravvissuto oltre.

Quel demonio doveva ridare il corpo a David! Lui era timido e sempre impacciato! Non l'aveva mai visto comportarsi in modo così provocante. C’erano state (molte) occasioni in cui ne era uscito nudo, dal bagno, ma era uscito nudo anche lui, dallo stesso bagno, e quindi era un'altra storia!

Adam stava impazzendo, lo sentiva. Maledetto David. L’aveva fatto apposta, il piccoletto. Sapeva che ne sarebbe morto, che avrebbe voluto toccarlo, sfilargli quel benedettissimo asciugamano, e fare chissà quante altre cose, ma che non avrebbe fatto nulla proprio per il casino che Adam stesso aveva creato.

Ed era lui l'unico a doversi maledire, pensò Adam.



Quando era uscito dal bagno, dopo essersi fatto la doccia, aveva trovato David già sotto le coperte completamente all'estremo della sua metà di letto. Adam si arrese a quell'immagine e si mise a guardare la tv sdraiato sul matrimoniale. Fece un po' di zapping e ogni singolo canale parlava delle nozze imminenti di William e Kate. Che palle.

«Se continuano a fare servizi su teiere, piattini e tazzine con le facce di questi due, giuro che faccio una strage. Okay, una strage forse è esagerato, ma comunque vomito. Non se ne può più. Si sposano, è un matrimonio di reali, va bene. Però alla fine, lo sappiamo tutti, lui sarà semplicemente re – sempre se schiatta la vecchia o se abdica a suo favore – e lei partorirà con gran dolore e basta! David, ma anche da voi è così, fanno tutte queste storie? ... Ah, scusa, mi ero dimenticato che non mi parli e che comunque stai dormendo. Ho parlato al vento. Bella scena che deve essere stata.»

Dopo questo monologo, Adam decise che era ora di chiudere tutto e mettersi a dormire. O almeno quella era l'intenzione. In verità pensava alla partita del giorno dopo e a chi aveva di fianco.

Si avvicinò a David, il petto a contatto con la sua schiena. Non dormiva neppure lui, si accorse Adam, perché si era irrigidito tra le sue braccia.

«David, io non mi arrendo. Su di noi. Io non mollo.»

David sospirò. Adam rimase fermo dov'era, per nulla intenzionato a spostarsi. Neppure David fece nulla per cacciarlo.

Si addormentarono così.



Al mattino Adam si svegliò da solo nel letto, ma ancora dalla parte di David. La sua era fredda al tatto. Questo voleva dire solo due cose: avevano dormito tutto il tempo in quel modo e David si doveva essere svegliato da poco. Infatti poi notò la luce del bagno accesa. Con una sana dose di masochismo mattutino, decise di andare a dargli il buongiorno. Stava solo facendo il ragazzo educato, no?

«Buongiorno,» disse Adam, ancora un po' assonnato, affacciandosi alla porta del bagno.
«Adam.» Il tono di David era duro, quanto il suo viso era serio. Si stava facendo la barba, teneva il rasoio in mano non avendo ancora terminato.
«Non te l'ho mai detto, ma ti preferisco sbarbato. Sempre bello, ma ancora di più.»
«Adam.» Le sue guance tradivano un leggero rossore, ma la voce continuava ad essere ferma.
«Okay, non ti interrompo più, spara.»
«No, niente. Volevo scusarmi. Non dovevo smettere di parlarti. I nostri problemi devono rimanere fuori dal campo di calcio. Non siamo due dodicenni. Non sono una dodicenne. Stasera, dopo la semifinale, ne riparleremo.»

La possibilità che finalmente David gli aveva dato di spiegarsi era irripetibile, conoscendolo. Quindi Adam annuì e sorrise, sorrise e sorrise. David, che guardava lo specchio continuando a radersi, lo notò e abbassò lo sguardo, le sue labbra leggermente incurvate all'insù.



Avevano vinto la semifinale. Avevano vinto.

Adam ricordava la partita, la gioia dei tifosi e la Poznan. Ricordava anche i festeggiamenti nello spogliatoio. Ora erano sul treno, tutti felici e tutti eccitati all'idea della finale. Avevano anche un campionato cui pensare, ma al momento per tutti era in secondo piano. Il solo pensiero di poter vincere il suo primo trofeo lo mandava alle stelle.



Adam non voleva aspettare un minuto di più per spiegarsi. Quindi, dopo aver salutato gli altri, aveva preso David e l'aveva trascinato nel parchetto vuoto vicino al parcheggio dove avevano le macchine, e l'aveva fatto sedere su una panchina.

«David, lasciami parlare,» esordì Adam. «Lei è solo una copertura. Conveniva a me e conveniva a lei che vuole essere famosa. Sì, è squallido ma chissene, andava bene ad entrambi. Le voglio bene, siamo cari amici ma finisce là. Comunque, le dirò che dobbiamo finirla. Non so che altro fare per sistemare le cose tra noi. Se non dovesse bastare, farò di tutto, sappilo. Quando ti ho detto che non mollo, io non scherzavo.»
«Me l'avevi detto che avevi una ragazza. Sei sempre stato onesto,» disse David calciando un sasso a testa bassa. «Stavi con lei ma passavi tutto il tempo con me. Era diventata solo un'ombra lontana per me. Poi hanno pubblicato quelle foto e non ci ho visto più.»
«E se sto con lei ma passo tutto il tempo con te, cosa vorrà dire?»
«... Non lo so.»
«Vuol dire che sei un idiota, ecco,» disse sorridendogli Adam. «La prossima volta però, se c'è un problema, parlamene. Non fare il muso duro e non togliermi la parola.»
«E tu invece non metterti con nessuna finto-ragazza. E soprattutto con nessuna vera.»
«Okay, direi che è affare fatto.» Dopodiché, Adam mise un braccio intorno alla spalla di David che poi appoggiò la testa sulla sua, di spalla.

Il mondo oggi è parecchio bello, pensò Adam.



Sarà stata la sua ragazza solo per scena e una cara amica, ma lo schiaffo che gli aveva rifilato, quando l'aveva lasciata, non era per nulla finto.

«Spero sarai contento,» disse Adam, massaggiandosi la guancia al ricordo. «Io avevo paura che fossi tu a riempirmi di botte alla Bruce Lee, e invece è stata lei. Sei stato tu a dirle di farlo, ammettilo. Non hai avuto il coraggio di rovinare questo fantastico viso con le tue stesse mani.»
«Ovvio, ovvio. Figurati se potevo portarmi questo peso sulla coscienza per tutta la vita,” rispose David dandogli un buffetto mentre ancora rideva, fuggendo da lui.
«Ehi! Guarda che ora ti prendo! Non passerai liscia anche questa!» urlò, iniziando a rincorrerlo per il campo d'allenamento.

Adam lo raggiunse, afferrò e buttò per terra, con lui sopra ovviamente. Ridevano entrambi come due cretini.

«David, devi capire che ormai hai una certa età, non puoi competere con me che sono giovane!»
«Sei così giovane che infatti vai ancora alle elementari,» lo prese in giro David.



Adam si era nascosto dietro una colonna nello spogliatoio. David aveva appena sorriso da solo al Silver! appeso sul suo armadietto, come faceva sempre, per poi aprirlo. Cadde il bigliettino che Adam aveva infilato appena prima che lui arrivasse. Lo vide guardarsi intorno per poi leggerlo. Dopodiché David disse: «Adam, esci da là dietro. Ti ho visto, non sei proprio invisibile.»
E lui sghignazzando fece quanto detto.

«Allora?» disse Adam.
«Allora cosa? C'è scritto: Facciamo pace? Sì o No? Cosa dovrei rispondere a questo bigliettino pure senza firma? Non ho proprio idea di chi possa avermelo mandato,» rispose David con un tono da presa in giro.
«E tu rispondi lo stesso!» sorrise Adam.
«Adam. Sì. Sì, sì e sì. Metto pure una crocetta sul quadratino. Non avevo sbagliato quando dicevo che eri ancora alle elementari...»
«Però questo i bambini non lo fanno,» disse Adam quando gli prese il viso tra le mani per baciarlo.

Quando poi cercò di infilargli il bigliettino nel collo della felpa, dando inizio a una guerra senza tregua, pensò ridendo, questo però sì.



Date: 2011-05-07 03:49 pm (UTC)
From: [identity profile] marylucy.livejournal.com
Bella, bella e ancora bella!!! Nel giro di un nanosecondo mi hai riportato alla mente la foto della stazione che hai descritto nel primo paragrafo. *-*
*immagina Adam che scrive messaggi "segreti" ad un gelosissimo David di fianco agli ignari compagni di squadra* ...
Era la fanfic che avrei voluto scrivere io, con lo stesso identico pensiero sulla tizia delle foto (e sul matrimonio di William e Kate). Bravissima a te (e a Perlinha che ti ha ispirata!). La parte finale, quella del bigliettino, è così ... kfgringkrljfhf ... mi è piaciuta un sacco e non ho un aggettivo intelligente da attribuirle al momento.
Una cosa: forse nell'ultima frase c'è una ripetizione (bigliettino), ma può essere che non ho capito io (probabile! :D).
Continua a scrivere così. Mi piacciono un sacco le tue fic su questi due!!! :)

Date: 2011-05-07 05:52 pm (UTC)
From: [identity profile] perlinha.livejournal.com
MA CERTO CHE TU SEI SCIOCCHINA FORTE EH. MA COSA MI HAI ROTTO COSAAAAA, cioè tu scherzi. Io boh. Lui Tarzan. (?)

Cioè io la secchioncella scherzosa/trolina amorosa dududadadà secondo te la faccio rompendomi? XDDDDDD è tipo il mio sport preferito parlarti di continuità del soggetto, relative e conflitto di registri! XDDD Mi ci diverto un mondo e se ci fosse un mestiere che mi permetta di guadagnare secchioncellando in giro sarei la prima a proporre il curriculum (c'è l'editor, ma è palloso XD) /o/ /o/ /o/

Passando alle cose serie: ASDHKASHFJKDHFKJSDHFJHKJH MA SOPRATTUTTO ÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑñññññññññññññññññññññÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑÑ ♥♥♥♥♥ E spero vivamente che la tua sintesi si sia presa una luuuuuuuuuuuuuuuunga vacanza *O* *compra alla sua sintesi un'isoletta alle Cayman*

E nulla, tivititititititititititititibi :') ♥

Ps: io direi che è giunta per me l'ora di procurarmi un'icon AJ/S. *fischietta*

Date: 2011-05-07 08:59 pm (UTC)
From: [identity profile] perlinha.livejournal.com
*si lascia sobbarcare di qualsiasi cosa* :') gneeee ♥♥♥

Ecco, ho cominciato a sputacchiare la pera in giro quando ho visto: (AJ sta alle elementari, noi alle medie XDDD) MA CIOè TU DEVI CAPIRE CHE IO TV1KDBXS FOREVER!!! *le lancia bigliettini rosa profumati pieni di cuori* (sì, lo facevo anche alle medie, ok? XD) TVDVVRTRB :'))))))

*RIMUORE MALISSIMO* Mia adoratissima bertuccia, sarei infinitamente felice se tale passaggio avvenisse. Io adorare tu.

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